"Le campane del mio Imperatore" è un filo diretto tra un uomo e il suo spirito guida. Fuau-gu-ku è stato presumibilmente un libero pensatore della Cina imperiale, che fu esiliato a causa della sua natura ribelle e intransigente. Fu, come l'autore ha ribattezzato per comodità l'Entità Fuau-gu-ku, accompagna Paolo Petris nel corso degli anni guidandolo sulla Via di "Colui che tutto può e vuole", la Via dell'amore. Ma i suoi insegnamenti, che nel libro sono rivolti anche alla moglie di Petris, Liliana, soprannominata da Fu Unghie di Giada, a Lorenzo, il suo "successore", e a tutta una serie di personaggi che durante le numerose sedute medianiche possono rivolgere domande dirette all'Entità, sono indirizzati a tutti noi. Il libro infatti, come sostiene Fu, "è una semina che produrrà frutti, che risveglierà anime sopite, che renderà ribelli altre anime che credono di essere padrone delle loro vite, anime tradite nell'innocenza dagli egoismi alti che governano il vostro tempo; anime, ancora, che faranno delle parole dettate un cambiamento di vita. Un lavoro che segnerà il confine di una vita, di un'altra vita e di un'altra vita ancora".