Codice: 615983416642979
Editore: Jaca Book
Categoria: Religione e Spiritualità
Ean13: 9788816306189
Milano, 2018; br., pp. LXV-354, ill. (Pensiero Cristiano).
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Il volume - primo di una serie dedicata alla riedizione delle più importanti opere di Ildefonso Schuster -, corredato da saggi di Inos Biffi, Mariano Dell'Omo e Anna Maria Fedeli, raccoglie i principali scritti del cardinale Schuster su Ambrogio vescovo di Milano, pastore, teologo, committente di edifici sacri. In queste pagine si rispecchia in pieno il monaco benedettino, poi abate, infine arcivescovo della diocesi ambrosiana, che fino agli ultimi giorni della sua vita non solo professò una totale devozione al suo gigantesco predecessore sant Ambrogio, ma ne studiò con impegno la dottrina, l'opera pastorale, e in special modo le memorie archeologiche milanesi, «per una più illuminata stima - com'egli stesso scrisse nel 1940 - del nostro spirituale patrimonio ambrosiano». Oltre a numerosi saggi, appaiono nuovamente stampate anche due monografie fondamentali per valutare gli interessi storici, liturgici, artistici e archeologici del cardinale Schuster nei riguardi della città e della Chiesa ambrosiana: "Sant'Ambrogio vescovo di Milano. Note storiche", Milano 1940, e "Sant'Ambrogio e le più antiche basiliche milanesi. Note di archeologia cristiana", Milano 1940. L'occasione di questi due lavori fu il XVI centenario della nascita di Ambrogio, nel quale l'arcivescovo Schuster colse l'opportunità di rivalutare - come ancora egli stesso sottolineava nel 1941 - non solo il «tradizionale sant'Ambrogio», cioè il pastore instancabile e il puro difensore dei diritti di Dio di fronte a quelli di Cesare, ma anche il «sant'Ambrogio artista; costruttore di basiliche e di battisteri; ideatore di quadri, che poi bellamente illustra coi suoi distici e colla sua lira cristiana». L'attenzione di Schuster per la storia archeologica di Milano, capitale imperiale e cristiana, non è che l'ultimo anello di un impegno per gli studi di archeologia che Schuster sin da giovanissimo nutrì, attratto dal fascino della civiltà paleocristiana così ben visibile a Roma, dalla quale egli attingeva in pari misura - come da una pura sorgente -, ispirazione, esempio e impulso alla sua fede e alla sua cultura.