Codice: 611792794099526
Editore: Castelvecchi
Categoria: Società - Politica - Comunicazione
Ean13: 9788868261962
Roma, 2014; br., pp. 120, cm 15x22. (RX).
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Dalla svolta del 1989 ad oggi la storia della Sinistra è un rosario di occasioni mancate. "Tutto è banale, scontato, uguale a se stesso. Come se si volesse perdere volontariamente, per una strana e malata coazione a ripetere". Un saggio puntuale e dalle conclusioni amare quello di Gianni Borgna. Che rimanda indietro la pellicola di questi ultimi 25 anni di storia italiana per cercare di dare una risposta alle anomalie e alla fragilità dei vari partiti nati dalla fine del Pci. I cui eredi, sono passati in una manciata di lustri da Enrico Berlinguer a Matteo Renzi. Ma senza una bussola con cui orientarsi. La dissoluzione del Partito comunista, sostiene l'autore, avrebbe dovuto favorire "la creazione di una nuova formazione politica, non meno ma più di Sinistra, non meno ma più radicalmente riformatrice". Nei fatti, però, il partito, o meglio, i vari partiti nati da quella svolta (Pds, Ds, Pd), si sono caratterizzati in maniera molto diversa. Ci fu, insomma, un "grande sconquasso", ma non si vide neanche la copia sbiadita di una vera Bad Godesberg. Il Pd, che avrebbe dovuto essere la sintesi di storie diverse, è finito per diventare un assemblaggio mal riuscito, privo di "un vero, coerente, conseguente radicalismo riformatore". Senza nostalgie per il passato - anche se con aperto un riconoscimento alle virtù politiche di Palmiro Togliatti, "il più grande leader della Sinistra italiana, l'unico ad avere la statura di un vero uomo di Stato" - Borgna si interroga sul presente...