Pubblicata in occasione della personale di Gilad Efrat (1969) presso la galleria romana Oredaria (10 dicembre 2005 - 28 febbraio 2005), la monografia presenta un ciclo di lavori recenti dell'artista israeliano raccolti in un itinerario dal titolo "No Man's Land". La monografia si snoda lungo un percorso che, partendo dall'autoritratto dell'artista, e quindi da una riflessione intimistica, passa attraverso lavori che rivolgono lo sguardo all'esterno, alle rovine del mondo, fino a giungere alla Prigione di Ansaar. Come spiega Alfredo Pirri nel suo saggio "Gilad Efrat è un'artista che utilizza lo strumento 'tradizionale' della pittura rinnovandone non solo il linguaggio specifico ma anche la sua 'necessità' nei nostri giorni.