Codice: 328532954315456
Editore: Libro Co. Italia
Categoria: Cataloghi e monografie
Ean13: 9788897684237
A cura di Cauzzi D. e Seccaroni C. San Casciano V. P., 2015; br., pp. 192, ill. b/n e col., tavv., cm 17x24.
AGGIUNGI AL CARRELLODisponibile
Introduzione di Franco Faranda. La Santa Cecilia di Raffaello è certamente una delle opere più significative tra quelle custodite nella Pinacoteca Nazionale di Bologna. Il dipinto è punto irrinunciabile per intendere il percorso formativo del maestro urbinate ed è l'icona di riferimento per la cultura figurativa emiliana, i cui sviluppi nella seconda metà del Cinquecento e nel primo Seicento sono impensabili senza lo stimolo fornito dalla sua presenza nella città felsinea. La Pinacoteca Nazionale torna a puntare l'attenzione sul dipinto ad oltre trent'anni dalla mostra costruita attorno alla Santa Cecilia, con una serie di studi che integrano e ampliano quanto già pubblicato nel 1983. In un più ampio progetto di valorizzazione del proprio patrimonio e con l'obiettivo di offrire, attraverso le opere d'arte, un momento di riflessione a largo spettro, si è dato vita ad un progetto editoriale dedicato alla riscoperta di singoli, fondamentali capolavori custoditi nella nostra Pinacoteca. Il primo volume ha presentato il polittico di Giotto, un'altra opera basilare per la cultura figurativa bolognese. Il secondo volume, dedicato alla Santa Cecilia, indaga compiutamente il contesto e le vicende legate al dipinto, affidando i vari capitoli a specialisti dell'argomento riconosciuti a livello internazionale. Andrea G. De Marchi, a lungo funzionario di questa soprintendenza, prende in esame il ruolo avuto da Raffaello nella messa a punto di una lingua figurativa italiana, nel momento in cui, agli inizi del Cinquecento, veniva parallelamente pianificata la questione della lingua letteraria. Christa Gardner von Teuffel mette in luce il debito contratto da Raffaello nei confronti della cultura classica per l'elaborazione della composizione e della progettazione della cornice, rimasta nella cappella per cui è stata dipinta la pala, unica cornice originale pervenutaci per i dipinti di Raffaello. Gian Piero Cammarota, che mi ha preceduto nella direzione della Pinacoteca, ricostruisce le diverse soluzioni museografiche realizzate per esporre la Santa Cecilia. 9 Vincent Delieuvin, del Louvre, ripercorre invece la breve storia del soggiorno francese della pala. David Ekserdjian analizza l'influenza che ebbe la Santa Cecilia sulla produzione pittorica dell'Italia settentrionale e non solo, nel corso del XVI secolo. Diego Cauzzi e Claudio Seccaroni, in due ampi capitoli, scandagliano i legami che intercorrono tra significati, progettazione ed esecuzione del dipinto. Nel capitolo successivo, il trasporto da tavola a tela condotto sulla Santa Cecilia in Francia nel 1802-03 viene indagato in un contesto storico ampio, alla luce di quanto emerso dal riesame dell'opera, prendendo in considerazione tutti i dipinti di Raffaello, purtroppo molti, che hanno subito un analogo trauma conservativo. A questo seguono i contributi sulle vicende conservative della pala intervenute dopo il suo rientro a Bologna nel 1815 e sulla querelle che si aprì in merito alla rivendicazione della proprietà avanzata, molto tempo dopo la musealizzazione, dai proprietari della cappella da cui fu rimosso il dipinto dalle truppe francesi. Gli studi che qui si presentano sono solo una tappa di un cammino di valorizzazione che la Pinacoteca Nazionale intende perseguire anche con altri strumenti. Dall'informatica al confronto con le arti parallele - musica e letteratura - ma anche aneddoti, modi di vita, che vogliamo far rivivere in Pinacoteca attraverso un percorso a più voci che illustrerà questo e altri capolavori custoditi nei nostri spazi espositivi.