Codice: 14623130441217
Editore: Maschietto Editore
Categoria: Pittura
Ean13: 9788887700794
Genova, Galleria Nazionale di Palazzo Spinola, 30 gennaio - 13 aprile 2003. A cura di Simonetti F. e Zanelli G. Schede di Piero Boccardo, Elena Parma e Gianluca Zanelli. Montecatini Terme, 2003; br., pp. 152, ill. col., tavv. col., cm 17,5x22. (Guide tematiche. Collana a cura di Farida Simonetti).
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Joos van Cleve, pittore fiammingo attivo ad Anversa dal 1511 al 1540, (anni in cui risulta titolare di una rinomata bottega) è uno degli artisti più rappresentativi di quegli intensi legami culturali ed economici che intercorsero tra Genova e le Fiandre nel periodo rinascimentale. Egli, infatti, fu pittore di grande successo presso il ceto mercantile e nobiliare genovese, per il quale esguì anche alcune pale d'altare d'elevatissima qualità. Di queste, solo una, ""L'Adorazione dei Magi"" per la chiesa di San Donato, si conserva nella sua collocazione originaria ed è oggi al centro della mostra di Spinola. Il bellissimo ""Compianto sul Cristo Morto"", commissionato da Nicolò Bellogio, (ritratto nel dipinto insieme alla moglie), era in origine nella chiesa di Santa Maria della Pace, oggi distrutta, ma fu trasferito al Louvre in età napoleonica. Ancor prima, un'altra ""Adorazione dei Magi"", in origine nella chiesa di San Luca in Albaro, commissionato da Oberto De Lazzari, doge nel 1528, venne requisita nel 1747 dalle truppe austriache e donata al re Augusto III di Polonia, ed è oggi visibile nella Gemäldegalerie di Dresda. Joos van Cleve, Compinto sul Cristo morto, Louvre, Parigi Già agli inizi del '700, però, Joos Van Cleve era stato dimenticato a Genova: la tradizione locale cittadina non aveva tramandato il nome di questo pittore, di cui si possiedono ancor oggi pochi dati certi sulla vita, arrivando ad attribuire le sue opere genovesi, non firmate, ad altri autori, a volte neanche necessariamente fiamminghi. La rivalutazione della sua opera da parte della critica agli inizi del XIX secolo e nuovi studi comparativi con documenti d'archivio a Genova e ad Anversa segnano la riscoperta di quest'autore anche per Genova, restituendoci un tassello determinante della storia degli influssi della pittura fiamminga in città. La mostra presso la Galleria Nazionale della Liguria (all'ultimo piano di Palazzo Spinola di Pellicceria) curata da Farida Simonetti e Gianluca Zanelli, direttore e conservatore del museo, riunisce per la prima volta alcune delle più importanti opere eseguite dal maestro fiammingo per Genova offrendo nuovi spunti di approfondimento sulla sua opera. Il momento centrale dell'esposizione è rappresentato dall""Adorazione dei Magi tra Santo Stefano e Maria Maddalena"", opera commissionata al pittore da quel Stefano Raggio di cui Galleria di Palazzo Spinola possiede il piccolo ""Ritratto"" su tavola, acquistato dallo Stato Italiano dopo il ritrovamento fortuito, nel 1999, sul mercato antiquario parigino. Secondo gli studi più recenti, il ""Ritratto"", è stato eseguito da Van Cleve ad Anversa e poi usato come modello per ritrarre nuovamente il Raggio nello scomparto di sinistra del trittico dell'Adorazione, da lui commissionato al pittore per la cappella di famiglia ""dei tre re"", oggi scomparsa, in San Donato, chiesa nella quale si conserva ancor oggi. Il trittico dell'Adorazione dei Magi di Joos Van Cleve, Chiesa di San Donato, Genova L'abbigliamento del Raggio è simile in tutti e due i dipinti, secondo la moda nordica del primo Cinquecento: giubba rossa, camicia plissettata che spunta sul davanti, sopra un mantello di tinta scura con l'immancabile collo di pelliccia e un doppio bordo di velluto nero sulle maniche che cadono squadrate sui gomiti. (giubba, camicia e mantello con collo di pelliccia è anche il ricco abbigliamento del ""re mago"" inginocchiato davanti a Gesù Bambino). In mostra, è offerta l'opportunità di osservare un terzo tassello di approfondimento sull'opera: il disegno preparatorio della scena centrale, l'Adorazione dei Magi, proveniente dal Rijksmuseum di Amsterdam, uno dei pochissimi esempi esistenti dell'opera grafica del pittore. Per ragioni di conservazione, non sono presenti le opere del Louvre e della pinacoteca di Dresda, ma esse saranno ugualmente evocate al visitatore tramite due copie, una di collezione privata e l'altra dalla Pinacoteca civica di Teramo, di artisti genovesi della fine del XVI e degli inizi del XVII. Accanto a questo nucleo centrale, la mostra presenta il 'Ritratto maschile' e il 'Ritratto femminile' provenienti dalla Galleria degli Uffizi, la ""Madonna con Bambino"" di Palazzo Bianco, la ""Madonna Orante"" della collezione Spinola ed altre da collezioni private e musei che testimoniano la varietà della sua produzione sia in ambito sacro che in quello dei ritratti e la sua fortuna in ambito genovese. Il trittico, eseguito su tavole di quercia sdecondo l'uso tipico del Nord Europa, presenta un timpano sagomato e ad ante mobili, caratteristiche del gusto fiammingo ed in particolare della scuola di Anversa. Nell'anta sinistra è rappresentato il committente, Stefano Raggio, con lo stemma di famiglia ben visibile sull'inginocchiatoio, presentato alle divinità dal Santo omonimo, Stefano. Nell'anta di destra, simmetrica, troviamo solo Santa Maddalena, protettrice della prima moglie di Stefano, Maria Maddalena. L' assenza, nel quadro, potrebbe collegarsi alla sua morte. Sul verso opposto delle ante è stata dipinta un'Annunciazione da parte di un pittore genovese del XVII secolo. La scena centrale del trittico è il punto d'incontro di un fastosissimo corteo inserito in uno spazio scandito da una struttura a portico che si staglia su uno sfondo, ripreso anche dalle ante laterali, molto arioso e minuziosissamente descritto, secondo la maniera fiamminga.La mostra è visitabile con lo stesso biglietto della Galleria e per motivi di sicurezza, l'accesso è limitato a 40 persone ogni 30 minuti.Per qwuesta ragione, è consigliata la prenotazione. Inoltre, di Spinola, nelle sale adiacenti la mostra, sono esposti esempi di tessuti cinquecenteschi con riferimento ai dipinti e alla maniera fiamminga di riprodurre perfettamente raffinati abiti ed arredi. Stefano Raggio fu un ricco genovese vissuto tra fine XIV e gli inizi del XV secolo. Nipote di tal Lorenzo Raggio il cui nome è presente in vari atti notarili ad Anversa entro il 1513, non ci sono notizie di Stefano in quella città. Ascritto all'albergo Fieschi nel 1528, fu ambasciatore della Repubblica di Genova a Milano,Bologna e Sarzana entro il 1536. Il contatto con il pittore probabilmente avvenne ad Anversa, città dove si recò il Raggio: non abbiamo infatti prove della presenza a Genova di Joos van Cleve, nonostante un' influenza ""italiana"" sulle opere eseguite per le numerose commissioni genovesi, segno della profonda conoscenza del mondo fiammingo dei ricchi mercanti della Superba in quegli anni. Ritratto di Stefano Raggio Fieschi, Joos van Cleve, Galleria Nazionale Palazzo Spinola. Il PITTORE: Joose van der Beke, chiamato anche Joos van Cleve dalla città in cui nacque, Cleves, è noto anche come il ""Maestro della Morte della Vergine"" dal titolo di due opere con questo soggetto oggi in collezioni tedesche a Colonia e a Monaco. Le notizie sulla sua vita sono scarne: nato nel 1485, fu sicuramente uno dei più produttivi artisti di Anversa del suo tempo, ma la sua carriera non è stata ancora precisamente tracciata. Sappiamo che ebbe una rinomata bottega in città dal 1511 al 1540, presumibile anno della morte, ricoprendo cariche di rappresentanza nella corporazione dei pittori di Anversa. Fu influenzato dalla pittura di Matsys, Patinir, Gossart, ma al di fuori dell'ambito fiammingo guardò con occhio attento alla pittura di Dürer e a quella italiana (nel 1517 sono presenti a Bruxelles cartoni raffaelleschi). L'influenza italianeggiante e soprattutto leonardesca di alcune sue opere non è prova definitiva di un suo soggiorno in Italia, dove fu molto conosciuto al punto da essere citato dal Vasari come una delle figure di spicco della pittura del primo Cinquecento. Ha sicuramente lavorato in Francia (dove forse fu influenzato dai modi leonardeschi) eseguendovi vari ritratti del re Francesco I e di sua moglie. Ebbe un figlio pittore, Cornelis Cleve (1520 - 1567). Verso la fine della sua vita ebbe problemi di salute mentale, forse in seguito alla delusione per non essere riuscito a diventare pittore di corte in Spagna.