Codice: 301972854165420
Editore: Palombi Editori
Categoria: Altre Arti - Artigianato
Ean13: 9788860606051
Arezzo, Basilica di San Francesco, 16 aprile - 2 novembre 2014. A cura di Alfonsina Russo e Ida Caruso. Roma, 2014; ril., pp. 128, ill. b/n e col., tavv., cm 23x23.
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La mostra presenta, attraverso una importante selezione di gioielli, di documenti d'archivio, e un innovativo allestimento multimediale (che prevede l'animazione di tre importanti dipinti: il Sant'Eligio nella bottega di un orefice, Petrus Christus, 1449, New York, Metropolitan Museum, La bottega dell'orefice, Alessandro Fei, 1571, Firenze, Palazzo Vecchio e il Retablo di Sant'Eligio, Maestro di Sanluri, Pinacoteca Nazionale di Cagliari), la storia dell'oreficeria italiana nel XIX secolo in un momento culturale e politico di grande fermento, in cui predominano le vicende dell'Unità d'Italia e le grandi scoperte archeologiche nel Lazio e in Etruria. Protagonista principale dell'esposizione è la famiglia Castellani, che rappresenta un punto di riferimento imprescindibile quando si parla di oreficeria italiana. I suoi esponenti furono raffinati collezionisti, cultori del mondo classico e soprattutto eccellenti e abilissimi orafi, che dettarono per un secolo in Europa e nel mondo una nuova moda, quella del ""gioiello archeologico"". Uno dei più importati meriti dei Castellani fu quello di essere riusciti a riscoprire e ad affinare le tecnologie antiche, riuscendo perfettamente a riprodurre le tecniche originarie della granulazione e della filigrana, fino a giungere ad ottenere quella particolare tonalità giallo intenso, tipica dell'oro antico, sui gioielli moderni, ricreando così quel particolare colore caratteristico dell'oro etrusco, definito dagli stessi Castellani ""giallone"". Gli anni cinquanta e sessanta dell'Ottocento segnano il più alto momento dei Castellani, la bottega conosce grandissimi successi arrivando fino a Parigi e Vienna, divengono tra i più richiesti orafi, ricevendo addirittura ordinazioni dalla casa Savoia e dalla casa Reale Inglese. Fu alla fine degli anni ottanta che la famiglia Castellani conobbe la sua parabola discendente e nel 1919, per volere dell'ultimo erede, Alfredo Castellani, l'intera collezione passò allo Stato italiano e fu accolta dal Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, da cui provengono la maggior parte dei prestiti di questa esposizione. Nel 1927 con la chiusura definitiva della bottega, terminava anche la lunga e infaticabile saga di questi raffinati artigiani, che hanno saputo conferire prestigio e fama alla tradizione orafa italiana e a quel ""made in Italy"" che allora come oggi afferma con orgoglio la propria eccellenza e unicità, anche ed in particolare nella città di Arezzo. La mostra è arricchita da un'antica bottega orafa, ricreata appositamente per la mostra grazie alla collaborazione di Argenterie Giovanni Raspini. Nella bottega, arredata con antichi coralli, vasi e stampe del settecento, i visitatori avranno la possibilità di ammirare un orafo al lavoro al suo banco con tutti gli strumenti del mestiere. Cesello, utensili per ottenere l'antica lavorazione a sbalzo e una macchina schiacciafilo insieme ad un laminatoi completano la bottega, immergendo il visitatore nell'atmosfera operosa degli artigiani orafi del tempo.