Codice: 96798746398714
Editore: Damiani
Categoria: Architettura
Ean13: 9788889431016
Testo Italiano e Inglese. Bologna, 2004; br., pp. 192, ill., cm 24x31,5.
AGGIUNGI AL CARRELLOSolo uno disponibile
Quando Ottokar Schlombs, Presidente della Società ""Fagus"", nel 1911 presentò il programma per la costruzione della nuova sede del calzaturificio ad Alfeld, indicò al Consiglio di Amministrazione l'idea di chiamare, per il progetto, gli architetti Walter Grophius e Hannes Meyer perché, egli asserì, la fabbrica aveva bisogno sì di una nuova funzionalità, ma anche di un'immagine che fosse in grado di ""significare"" l'efficienza moderna degli impianti. Se l'immagine di tale costruzione, sia divenuta un logotipo della stessa architettura moderna, è certo perché l'intuizione di Schlombs travalicò il contesto storico del momento e diventò motivo di riferimento per l'Architettura stessa. Lo ""spirito nuovo"" che animò le correnti del pensiero e dell'azione ai primi del secolo e che investì con la sua forza propositiva e il suo impegno morale tutte le discipline, portò in architettura la carica necessaria a superare il pragmatismo accademico per promuovere la ricerca di nuove regole con cui il costruire doveva aprire strade consone alle tecniche, ai materiali e alle funzioni dell'epoca moderna. E' certo che fu proprio il campo della costruzione per l'industria che sperimentò ed adottò per primo in larga scala l'idea della nuova espressione come caratterizzante la creatività tecnica della produzione. Un episodio vale per tutti e l'eco della sua valenza è ancora nell'aria. Mies Van der Rohe, architetto di forte preparazione tecnologica e grande conoscitore dei problemi connessi con la produzione industriale viene nominato nel 1927 Presidente dell'Associazione Industriale della Germania e, come tale, incaricato di predisporre la partecipazione tedesca alla Esposizione internazionale di Barcellona del 1929 per organizzare la presentazione della ""qualità germanica"" nella produzione meccanica. Egli compie una ""pazzia"". Non presenta turbine, né elementi di meccanica, né strumenti di precisione, né gli ultimi ritrovati sulle leghe leggere....... Egli progetta e realizza un padiglione, un oggetto architettonico, cioè, assolutamente moderno e innovativo, ancor oggi primo e assoluto riferimento a tutto quanto di nuovo sarà fatto in architettura nel corso del secolo avvenire. Avendo egli intuito in maniera così evidente come il ""segno"" architettonico, quando sia in grado di raggiungere il valore di una forza iconica assoluta, comunica più di ogni altro strumento informativo un messaggio di qualità, di perfezione, di sostanza concettuale, di potenzialità intellettiva, in grado di raggiungere ogni strato della pubblica attenzione. Se in altri campi dell'architettura, gli edifici devono assumere una forma congrua con la funzionalità propria (la stazione, la scuola, il palazzo dei congressi) ed una espressione che ne specifici i contenuti, il settore industriale ha trovato nella creatività della disciplina una disponibilità a fornire una ""oggettualità emblematica"" in grado di rendere all'esterno e al mondo clientelare attraverso la forza dell'espressione e la sostanza della sua potenzialità. Se momento culmine di una tale ""scoperta"" si può collocare nella Chicago degli anni a cavallo del secolo, soprattutto attraverso l'opera di studi di architettura quali quelli di Adler e Sullivan nella Chicago e in St Louis di fine ottocento e di Wright a partire dai primi del secolo, è certo che tutto il secolo trascorso ha annoverato casi simbolici di valore eccezionale nel campo dell'architettura per l'industria. Le citazioni anche le più significative sono numericamente impronunciabili. Ma certo almeno la Fabbrica Johnson Wax a Racine nel Wisconsin, il grattacielo della Seagram in New York, della Crysler e quello stesso della Pirelli, e del Lingotto per la Fiat, sono fenomeni che hanno segnato la storia dello sviluppo industriale condensando nella loro immagine/design la valenza aziendale e dando esempio dell'apertura intellettuale dei relativi staff dirigenziali. Quando nel 1960 la Società Gandolfi di Bologna si accinse alla realizzazione di una nuova sede come Concessionaria dell'industria OM, a fronte di una pressione del mercato che presentava aumento concorrenziale dalla Francia e dalla Germania, il titolare Francesco Gandolfi, chiamando il sottoscritto al compito progettuale e costruttivo, chiese la realizzazione di uno spazio espositivo che si evidenziasse per una soluzione emblematica di copertura di mq 5.000 con luce di 70 metri senza sostegni intermedi, in grado di proporre sul campo della utenza il segno del valore di azienda a livello mondiale. E il valore di grande comunicatore ai media dell'edificio fu dimostrato, in area italiana, dall'INARCH 19 e su scala mondiale dal riconoscimento del Museo Metropolitano di New York con l'assegnazione della targa XX Century Ingegniering. E quando la Buton, negli anni in cui il Gruppo rappresentava il massimo esponente mondiale nel campo degli alcolici, pensò di realizzare sui suoi terreni in Bologna una sede appropriata per gli uffici, ebbe l'intuizione di chiedere al team di professionisti incaricati (tra i quali chi scrive faceva parte), di ""esprimere un ufficio che avesse valenza emblematica a livello mondiale"". E se l'operazione dovette rientrare per il rapido cambiamento di consumo nel mondo dei prodotti alcolici, il progetto che aveva avuto già una impostazione ideogrammatica, mostrava una potenzialità espressiva significativamente corrispondente al programma di espansione dell'azienda. Appare cioè, dalle citazioni sopra riportate, il principio che espressività e significato architettonico di un edificio industriale, nasce dalla potenzialità creativa della dirigenza che richiede al valore della forma architettonica un contenuto di valore aggiunto indicativo delle qualità del prodotto che in essa viene realizzato. I grandi manager e i più forti creatori d'azienda, mentre si riconoscono nel valore della produzione che hanno attivato, tendono per istinto, a riprodurre nell'immagine architettonica la forza del loro carisma creativo. E' così che l'impianto architettonico ""racconta"" al mondo esterno la vivacità inventiva e la potenzialità economico commerciale dell'azienda. L'ambiente lavoro ha influenza sul comportamento del singolo, secondo connessioni ben note nel campo dell'operatività e dell'ergonomia. Ma non basta. Non è solo l'ordine, la pulizia, il grado di luminosità e la negazione dell'apatia da ripetibilità che risulta positiva alla resa operativa. Vi è un livello superiore, difficilmente pronunciabile e non di facile esplicitazione, e che è la ""resa architettonica dell'insieme"". L'architettura è uno strumento di educazione e di aiuto al comportamento; è il primo veicolo di comunicazione con l'animo dell'uomo. Quando questa comunicazione parte da contenuti di forza e di vitalità, essa raggiunge la nostra esistenza influenzandola, pure a livello inconscio, in maniera determinante. La filosofia comportamentale dell'architettura è quella di far si che ogni cosa costruita abbia in se questa qualità misteriosa di rendere l'ambiente fonte di esaltazione allo spirito dell'uomo. Chi costruisce una fabbrica deve fare in modo che chi vi opera abbia la sensazione di essere al comando di una macchina fantastica. I comportamenti sono diversi dall'operare in uno spazio dimesso e disordinato e in uno aulico e carico di luce. Forme, design, colori, lo stesso modo di vestire la tuta o il camice, possono essere produttivi di qualità che indice di comportamenti ad essere perfetti. L'area bolognese è famosa nel mondo per la creatività e la produttività nel campo della meccanica e di tale potenzialità questa pubblicazione raccoglie i segni di immagini architettoniche che mostrano questa qualità produttiva. Alcune immagini di impianti importanti non sono qui pubblicate per una normale ritrosia del corpo dirigente e forse per una certa riservatezza verso il mondo della concorrenza. Ma è certo che percorrendo le nostre periferie, gli spazi cioè di una "" seconda città"" cresciuta oltre i centri storici, i punti forti della strutturazione edilizia non sono - come nella città antica - i palazzi nobiliari, le chiese, le sedi delle forze amministrative e di governo, ma i luoghi degli insediamenti industriali che animano l'anonimato costruito con la forza eloquente delle loro strutture razionali è così spesso emblematiche.