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Mario De Biasi. People

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Codice: 34735749246613

Editore: Damiani

Categoria: Fotografia

Ean13: 9788889431115

Testo Italiano, Inglese, Francese e Tedesco. Bologna, 2005; br., pp. 152, ill. col., tavv. col., cm 23x29. (Unpublished).

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Il destino dei grandi fotoreporter, si sa, è quello di essere indissolubilmente legati ad alcune immagini, ad alcuni momenti topici che hanno segnato la loro carriera e che garantiscono all'autore una fama - e una riconoscibilità - capaci di superare lo stretto dato cronachistico al quale quelle stesse immagini devono la loro esistenza. Mario De Biasi non si sottrae a questa legge: è, e sempre sarà, "l'italiano pazzo" che ha raccontato i fatti d'Ungheria nel 1956 e l'autore di un'immagine, "Gli italiani si voltano", entrata nell'immaginario collettivo non solo italiano. Ma la notorietà di queste fotografie può essere, anche, un'arma a doppio taglio, poiché se da un lato pone De Biasi nella ristretta cerchia delle figure dalle quali non si può prescindere se si vuole ricostruire la storia della fotografia di reportage nel XX secolo, d'altro canto rischia di impedire una lettura più complessa - e completa - di un'attività quanto mai articolata, variata tanto nella scelta iconografica quanto nei modi espressivi. Questo volume vuole, seppure in estrema sintesi, rendere conto proprio di questa varietà, dell'inesausta ricerca del fotografo, di un personaggio che ha attraversato tempi, luoghi e culture assai differenti tra loro, accompagnato da una curiosità per l'umano, per le infinite sfaccettature in cui questo si manifesta, tale da divenire una sorta di filo conduttore capace di attraversare stili e soggetti, di unire sotto di sé ogni possibile momento di un'esperienza che è, insieme, di vita e di fotografia. In questo senso, il giro del mondo di De Biasi andrebbe letto, in realtà, secondo un criterio di lettura speculare, se non opposto: è il mondo a girare intorno al fotografo, e non viceversa; in questo senso, è anche possibile, attraverso questi scatti capaci di raccontare le più diverse quotidianità, immaginare una figura diversa da quella consegnata dalla letteratura sul grande fotoreporter. Non più - o quanto meno non solo - il grande viaggiatore che insegue l'evento per fermarlo attraverso il proprio mezzo espressivo prediletto, ma l'uomo che attende che l'evento si formi sotto i propri occhi; o, ancora più radicalmente, l'artista capace di trasformare un'immagine priva - apparentemente - di qualsiasi fascino nel luogo di un'apparizione sorprendente e unica, solo grazie alla propria capacità di vedere e, nel caso di De Biasi, di partecipare. Non a caso, d'altra parte, la ricerca intera del fotografo si muove su binari paralleli che convivono senza alcuna difficoltà, senza alcuna forzatura (e ciò dipende anche dal carattere fortemente laico, non ideologizzato, di questa fotografia), a partire dal dato tecnico - ma che, si sa, è anche espressivo - dell'utilizzo indifferente del bianco e nero o del colore, per giungere sino alla duplice anima del narratore oggettivo dei fatti del mondo che si trasforma in indagatore instancabile dell'invisibile naturale, di ciò che si cela dietro le stesse forme che danno vita a un paesaggio o a un'opera d'arte. Umano, giustamente umano è, dunque, De Biasi, privo di censure e, soprattutto, privo di autocensure: potenzialmente, ci sono tante fotografie quanti uomini al mondo, ci sono tante fotografie quanti paesaggi, tante fotografie quanti fili d'erba. E ci sono tante fotografie quanti sono i possibili modi di vedere il mondo: dalle altezze talvolta vertiginose da cui è possibile riprendere una cerimonia religiosa in Sudamerica alle vicinanze, altrettanto vertiginose, da cui è possibile riprendere una conchiglia sul balcone di casa. Conta il fatto, conta il soggetto, ma contano ancor più il meccanismo della visione, e la curiosità da cui nasce il desiderio di fotografare. A questo proposito, va rimarcata l'attitudine di De Biasi a procedere per grandi serie, a riunire i propri scatti in un ipotetico archivio ordinato per soggetti, e non per date, a testimoniare un distacco proprio da quella cronaca legata all'istante che ha costituito per decenni la sua attività pubblica. La serie indica l'attenzione del fotografo per la diversità e, allo stesso tempo, la sua volontà di cogliere quell'elemento umano - di esperienza vitale, s'intende - che quelle stesse diversità riporta ad unità, a sentimento comune; che riporta le diversità a ciò che effettivamente sono, modi diversi di rispondere alle medesime domande, alle medesime necessità, ai medesimi sogni. La strepitosa sequenza dedicata ai cimiteri africani, gli scatti ripetuti sulle scene di massa, la serie incentrata sulle insegne dipinte, le stesse ricerche per così dire astratte, sono, nel loro insieme, i capitoli di un racconto che De Biasi va scrivendo da anni, il racconto del suo incontro con il mondo.

  • Autori: De Biasi Mario
  • Soggetti: Fotografia
  • Anno: 2005
  • Dimensioni: 23.0x29.0 cm
  • Spessore: 23 mm
  • Peso: 1 Kg
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