Codice: 12942137917563
Editore: Minerva Edizioni (Bologna)
Categoria: Arte Libraria - Epistolari
Ean13: 9788873810742
Ristampa anastatica dell'edizione del 1757. Argelato, 2003; br., pp. 80, 69 ill. b/n e col., cm 20x26.
AGGIUNGI AL CARRELLOSolo uno disponibile
"Lo studio dell'antichità ammette congetture, ma bisogna guardarsi dal contar per congetture le favole" Straordinario rigore e onestà scientifica caratterizzano Della fondazione di Pesaro, l'opera che il pesarese Annibale degli Abati Olivieri, acuto erudito, bibliofilo ed epigrafista, ha dato alle stampe nel 1757, secondo i tipi della tipografia gavelliana. Oggi questo saggio, frutto di una dotta e documentata relazione tenuta ai soci dell'Accademia Pesarese, viene ripubblicato in una preziosa edizione anastatica a colori dalla Minerva Edizioni, su iniziativa della Banca Popolare Valconca di Morciano di Romagna. Impegno, diligenza e precisione sono le caratteristiche proprie dello scrittore pesarese che emergono dalla sua vasta produzione, che spazia in tutti i campi dell'antiquaria, dell'epigrafia e della numismatica. Lontano da ogni forma di generalizzazione, questo "contributo" di notevole ampiezza, si distingue sia per la metodologia seguita, sia per i risultati raggiunti e richiama l'attenzione su un tema specialistico come la fondazione di Pesaro. La storia di una città come Pesaro, decisamente varia e ricca di vicende ed esperienze di vita complesse e plurisecolari, si snoda tramite documenti raccolti, ordinati, studiati. Rifacendosi alla tradizione, al linguaggio e alla metodologia del suo tempo, con storico senso di responsabilità Olivieri espone la tesi, sostenuta con ampiezza di citazioni e argomentazioni, di un insediamento preromano nel territorio dove un giorno avrebbe avuto modo di svilupparsi e crescere Pesaro.L'illustrazione delle memorie della città, riguardanti la fondazione e l'edificazione, è un tema che gli era caro al punto da volerlo rappresentato "favolosamente" in alcuni pannelli del soffitto del suo palazzo. Senza un'accurata conoscenza dello sviluppo storico locale, lo studio della grande storia è destinato rimanere astratto; a questo proposito diceva lo stesso degli Abati Olivieri: "Non giovano le storie generali, quando mancano le particolari: e queste tocca a noi tesserle".