Codice: 441171244705376
Editore: Alinea Editrice
Categoria: Architettura
Ean13: 9788860550606
Testo Italiano e Inglese. Firenze, 2006; br., pp. 108, ill. col., cm 16x16.
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Pensare a Ravenna come ad un punto di eccellenza nei rapporti, e in particolare nei collegamenti, con l'altra sponda dell'Adriatico può sembrare persino banale, vista una storia antica e illustre che ne fece nei secoli la base della flotta romana, poi l'avamporto del potere bizantino in Italia. Assai meno banale, e ben più intrigante e problematica, è la faccenda se la si guarda con l'occhio di oggi, rivolto al passato recente e al prossimo futuro. Considerando l'insediamento e l'orientamento fondamentalmente "terrestre" della Ravenna contemporanea e la giovane età del porto di Ravenna: per una città che voglia sedimentare esperienze, rapporti, professioni e collegamenti, per divenire una realtà portuale a tutti gli effetti, cinquant'anni di background sono poco più che un battito di ciglia.Ogni porto ha una storia peculiare, spesso casuale e solitamente tortuosa. Gli scenari che mutano offrono opportunità, scompaginano situazioni consolidate. Come sempre, le cose avvengono un po' perché cercate, un po' per caso, laddove determinazione e fortuna hanno il loro peso. Si procede a tentoni, si aprono spiragli che poi si chiudono, e ci vogliono anni e sforzi a riaprirli. Occorre affidarsi all'intuito e alla capacità degli operatori, se ci sono, e nella misura in cui ci sono. Certamente, linee e collegamenti non si impongono per decreto. Si favorisce ciò che già sta crescendo, si cerca di creare le condizioni perché il nuovo attecchisca e possa, a propria volta, consolidare e svilupparsi. È il caso del trasporto passeggeri fra le due sponde, attivato grazie ai collegamenti istituiti di recente con la vicina regione d'Istria, partendo dalle esperienze "leggere": i catamarani veloci.È un inizio, ma carico di potenzialità. Non tanto portuali, in verità, quanto piuttosto turistiche. Con qualche aspetto di originalità, rappresentato ad esempio dalle potenziali reciprocità. Pensare cioè, ad una duplice integrazione di offerta turistica. Completare dunque, l'offerta della riviera romagnola, ricca, gaudente, ma piuttosto "matura", con incursioni in ambienti naturali, storico-culturali, gastronomici del tutto diversi, come quelli dell'Istria e del Quarnaro. Viceversa, consentire a chi sceglie quel turismo, incursioni in un mondo dei divertimenti e del buon vivere che ha pochi eguali in Europa. Oltre ad offrire, naturalmente, la scoperta della città d'arte, capitale antica e gloriosa, e la rivelazione di una singolare esperienza a misura d'uomo.Questo tentativo può avere un seguito, o meglio, integrarsi con un'altra dimensione, quella del turismo crocieristico. Ad oggi, l'Adriatico non è di per sé un bacino dalla attrattività sufficientemente forte. Ad esclusione di Venezia e Dubrovnik - perla incastonata nel posto giusto e alla distanza giusta da Venezia - l'Adriatico stenta a proporre le tappe di un itinerario che funzioni sufficientemente, nonostante gli sforzi che i singoli porti dell'Adriatico cercano di ritagliarsi. Tuttavia, tale realtà risulterebbe tutt'altro che destinata a perdurare anche nel futuro, qualora si riuscisse a far leva sulle potenzialità giuste. Da questo punto di vista, il rapporto tra le città dell'Adriatico, fondato sul riconoscimento e sulla valorizzazione di un patrimonio ricchissimo di storia, di arte, di cultura, di scenari naturali, è determinante. Ravenna, Aquileia, Rovinj, Split, Kotor, - solo per fare qualche nome - prese a sé rappresentano piccole realtà, ma pensate in rete, promosse insieme in Europa e nel mondo, possono significare molto, molto di più. Ecco perché il rapporto tra le città è fondamentale, ecco perché i Municipi, le Regioni, le Università hanno un ruolo fondamentale, per dare basi ad un rapporto che vogliamo sia efficace dal punto di vista commerciale e promozionale, ma che - proprio per questo - deve avere un forte spessore ed un retroterra solido, radicato in una storia millenaria che ora, dopo molti secoli, possiamo anche concepire come una storia comune.