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Tentazioni simboliche

€ 12,00

Code: 998821797974359

Publisher: Genesi

Category: Italian Storytelling

Torino, 2008; br., pp. 120, ill. b/n, 1 ill. col., cm 13,5x20,5. (I gherigli. Collana di poesia a cura di Sandro Gros-Pietro).

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Nella scala di valori di Armando Santinato, prima viene l'amore e poi la sapienza. La poesia, a ruota, è il linguaggio espressivo del coniugio tra amore e sapienza. Solo l'amore è in grado di accendere la luce di orientamento che fa della cultura una verità solare. Senza amore rivolto agli uomini e alle loro opere di buona volontà, la cultura rimarrebbe una cieca ricerca di potenza e di dominio, destinata a perdersi nelle tenebre. Al contrario, nel sentimento di solidarietà e di generosità rivolto al prossimo, ogni forma di cultura si fortifica e si indirizza da sola verso la verità o, quanto meno, verso il massimo livello di bene possibile per tutti gli uomini. Questa immedesimazione tra amore e sapienza, in Santinato, diviene anche consustanzialità. Per lui, è sufficiente amare una persona perché tale sentimento comporti automaticamente un arricchimen­to di cultura. Per cui la poesia è nello stesso tempo il linguaggio dell'amore e della sapienza, l'unica lingua possibile che compenetra le due forze fondanti della civiltà: amore e sapienza. Per noi moderni, questa endiadi è solo una radice etimologica lontana del vocabolo filosofia, che per gli antichi significava amore per la saggezza, ma per Santinato è il teorema fondamentale su cui si basa la ricerca di poesia. Si comprendono così le presenze di tanti amici nei suoi versi, chiamati a fare testimonianza, perché sono le sponde dei sentimenti e degli affetti che trattengono e scontornano il mare delle emozioni del poeta: sono i nomi che costituiscono la terra, il continente, le cose solide su cui edificare la civiltà, gli esempi vissuti dal poeta come rappresentativi dell'universalità dei sentimenti umani. Pochi poeti - per non dire nessuno - vivono oggi un sentimento di sapienza amorevole come lo sperimenta Santinato nei suoi versi. Le dediche che si scambiano in versi i poeti, oggi giorno, sono infatti affaires littéraires, motivati dal desiderio di ammiccare alla consonanza delle teorie poetiche tra loro sottesa, talvolta si tratta di cerimoniosità referenziale o di vere e proprie forme di captatio benevolentiae, per cui producono nel lettore stucchevolezza, perché non se ne vede altra utilità se non che la premura da parte del poeta minore di apparire deferente nei confronti del poeta maggiore citato - vivo o morto che egli sia - cui l'hommage viene rivolto. Tutt'altra questione è il caso di Santinato, che chiama a convivio nei suoi versi persone quasi mai somme nel campo della poesia, ma collocate ai più elevati livelli di autenticità e di corrispondenza nel campo della vita: per queste persone il poeta sente le emozioni più care, genuine, limpide; per loro, il poeta scrive i suoi migliori versi. La poesia di Armando Santinato è espressione misurata e colta della tradizione mantenuta fedelmente congruente con sé stessa, ma anche rinnovata nelle forme espressive e nei contenuti. L'endecasillabo è la base del discorso, l'elemento fondante, il blocco di pietra con cui si può costruire l'intera piramide. Però, sovente si tratta di endecasillabo franto in due emistichi, non immediatamente riconoscibili alla vista, ma facilmente avvertibili se li si legge ad alta voce ovvero se si fa la declamazione del testo, come la poesia sempre richiederebbe. Se è vero che le undici sillabe sono la molecola poetica più rappresentativa della poesia italiana, è anche vero che, nel corso del Novecento, il loro uso è andato in progressivo e forse inarrestabile diminuendo, per cui balza agli occhi il piglio volitivo di riscoperta della tradizione in chi, come Santinato, dà mostra di ricorrervi con assidua fedeltà, anche se non in modo esclusivo. Sempre riconducibili al passato, sono le forme del discorso poetico, per lo più organizzato per strofe di quartine messe in rima con schemi differenti, vuoi baciata, vuoi alternata, vuoi incrociata. Santinato non lo fa per posa professorale, perché non ha mai preteso la conoscenza della metrica dai suoi discepoli - come egli ama evocare i seguaci della sua istruzione poetica - nei tanti anni di insegnamento dell'Italiano nelle scuole superiori di Torino, piuttosto è per lui una vocazione naturale di organizzare i versi in modo che risuonino nella mente come virtuosa ecolalia di suoni e di immagini in sinestesia, e in modo che si ricrei nel lettore l'idea del discorso ordinato e armonico, come se tutta la poesia fosse un eden delle delizie, cosa che sarebbe piaciuta assai al Foscolo delle Grazie. Tutto ciò fa di Santinato un poeta che si muove al di fuori delle mode e dei gusti delle masse, orientate, invece, a cercare ritmi cadenzati privi di sinfonia d'insieme o magari attratte dall'assenza totale di ritmi, ma affascinate da spezzature, iati, troncature, inopinate isole narrative nei versi, con altri urli, barbarismi, nevrosi o speculazioni filosofiche quasi enigmatiche. Al contrario, la poesia di Santinato si compone nella purezza limpida di un dire classico e misurato, selezionato da una vigile attenzione all'uso pertinente delle corrispondenze tra significato e significante, pilotato su tematiche sempre evidenziate nel testo, in modo che tutte le tentazioni simboliche sono come un libro aperto di confessioni del poeta rivolto al coro dagli amici, vivi e morti, che hanno definito nel passato e che definiscono nel presente il territorio della vita reale del poeta, gli incontri, le speranze, le gioie, i dolori, i lutti e più di tutto la fede, che, ripetiamolo ancora una volta, non è vocazione eremitica o di clausura, ma è invece atto di amicizia e di conoscenza del mondo, teso a moltiplicare quanto più possibile la piena accettazione dei doni di Dio. Le tentazioni sono sviluppate all'interno di una trilogia che ha previsto tre fondamentali momenti: tentazioni liriche, mistiche e simboliche. C'è un voluto spaesamento sul significato del titolo, proprio da parte di un autore che, lo si è detto, è sempre attento ed esercitatissimo sulle corrispondenze etimologiche. Infatti, 'ten­tazione' per la lingua italiana ha il significato di incitamento al peccato o di istigazione al male, un'accezione che male potrebbe essere accostata alla liricità e al misticismo e, con poco più agio, potrebbe essere avvicinata al simbolismo o ai simboli in generale. Il vocabolo tentazione ha un'adozione che risale agli albori duecenteschi della lingua italiana e si configura subito nel patrimonio culturale ecclesiastico per indicare il contagio di Lucifero, da cui occorre tenersi alla larga. Ma l'origine etimologica risale al latino tentatio o meglio ancora temptatio che, invece, ha uno spettro di significati molto più vasto e fa riferimento alla prova, all'impegno, all'indagine, alla verifica delle possibilità; una parte di tali significati sono poi confluiti nel vocabolo italiano 'tentativo', che Santinato deve avere giustamente scartato perché lo ha ritenuto troppo tecnico e tutto sommato troppo moderno - risale appena ai tempi del Tasso! - e non sufficientemente carico di tutta quella storia di idee e di sentimenti che il poeta sa di evocare nel titolo delle sue opere. Un'a­scendenza etimologica risalente all'antichità romana, invece, assicura subito al discorso poetico il carattere di durata, tale da rinnovarsi nel putiferio dei secoli, ed è proprio questa l'esatta indicazione etimologica progettata dalla poesia di Santinato. Si tratta di un libro aperto, come fossero le Confessioni di Agostino, ma il poeta non è un padre della chiesa e pertanto non ha come interlocutore l'Altissimo; il suo testimonio silente, invece, è il proprio alterego o meglio il convivio degli amici e dei parenti convocati ed evocati nelle pagine del testo. Gli argomenti fanno riferimento alla tematica delle origini, sempre viva nel cuore del poeta, avvolta da un'irredimibile nostalgia, come leggiamo in Non calpestate la mia carena: ""Dolce mia terra / mi spunti nel cuore / ancora più dolce di un raggio di sole / l'eco riprende gorgheggi d'amore / tra verdi prati fioriti di viole"". La nostalgia è rivolta anche verso le persone, specie a quelle scomparse, di cui si mantiene incancellabile il ricordo come una presenza d'amore che non cessa di dare frutti, così leggiamo in Non ti stupire: ""Eri forse / la più bella del paese / per te spuntavano i giovani cuori / pronti a sfidare ciclopiche imprese / ma tu occultavi altrove i tuoi tesori"". Talvolta i due sentimenti di patimento per la lontananza sia dei luoghi sia delle persone si uniscono in un unico amalgama dedicato all'evocazione della madre, che è simbolo ambivalente del luogo natio e degli affetti personali, e ne viene fuori un solo accorato lamento di carducciana memoria: ""Piange stasera / la morte del ponte / il suolo piange lacrime di piume / perfido l'indice mira la fonte / muto si spegne l'ultimo barlume. // Madre / attonita lasci le barene / fugge il destino in vortici di nebbia / l'ombra si piega sul nostro dolore"". Un tema che ricorre sovente è la fugacità inarrestabile della vita che corre come treno in fuga, in un paesaggio colorato sotto cieli mantenuti limpidi dalla bora, come leggiamo in L'anatra bruna: ""Come fuggi / mia dolce primavera / forse ti prende l'angoscia di bora / fermati allora là presso quel fico / dove s'annida l'anatra di sera"". Tra le corde più struggenti che il poeta tocca c'è il lontanissimo e sfocato ricordo del padre, partito in guerra e non più restituito ai suoi cari, come leggiamo in Frammenti onirici: ""Sei partito / col morso sulle labbra / e solo m'hai lasciato tra i filari / Erano l'ombra sana dell'umore / presto recisi dai noti falsari"". In Santinato è anche presente il tema della gioia, svolto non solo come incanto per la bellezza della creazione del mondo, ma anche come libero sfogo della giocosità più semplice e socievole, come avviene in una partita di calcio, in Calcio d'angolo: ""C'è forse / un gioco più bello del calcio / un verde prato nutrito di vita / e tante dita contese dal lancio / che l'aria penetra d'ogni salita"". Ma non mancano i temi dell'impegno sociale, della testimonianza storica, dell'interrogazione civile su questioni di organizzazione del vivere civile e sulla dialettica dei diritti e dei doveri. Santinato, come impostazione di cultura, si colloca decisamente dalla parte di chi ama riconoscersi solo e soltanto nell'educazione profonda al sentimento dei doveri verso la collettività: solo dalla cultura del dovere può nascere la vera libertà e la vera difesa consapevole dei propri diritti, perché anteporre i diritti ai doveri è un atto di incompetenza civile come chi volesse costruire una casa partendo dal tetto anziché dalle fondamenta. Al riguardo, basti citare qualche verso tratto da Non si tocchi fratello Caino, sul tema scabroso della difesa dei colpevoli che alle volte può rischiare di degenerare nell'impunità dei crimini compiuti: ""Voi che siete / contro la pena di morte / non vi turba la sorte di Abele // Non si tocchi / fratello Caino / e l'Assassino torna a colpire"". Più sovente, tuttavia, il tema resta squisitamente poetico e si realizza una giostra colorata di metafore allegoriche che demandano al sogno di leggerezza e incanto che la poesia promuove, come accade nei bellissimi versi dedicati all'amica del poeta Maria Grazia Maramotti, a sua volta nota poetessa: ""Parte / la nave / sospinta dal vento // Gira / smarrita / l'ombra del molo // Sosta / sul tacco / la voce del silenzio // Borbotta / più remota / l'ansia del cuore // Tace / l'amore / il vuoto cancella ogni disturbo"". Tra tradizione dei tempi passati e slancio vitale di partecipazione alle temperie dell'attualità, Armando Santinato perfeziona nel suo percorso poetico un'armonia di intenti rasserenanti e melodici che alludono alla fede in un superiore equilibrio delle vicende mondane e alla pienezza delle risposte sui quesiti tormentosi che ci assillano, sulle necessità che ci opprimono, sulle paure che ci inquietano, per nulla dimentico che la vita è prova, è tentativo di elevazione, è anche tentazione al peccato e occasione di smarrimento o di caduta. Ma la solarità luminosa e dolcissima della parola suadente del poeta resta sempre vigile e pronta a riproporre la concordanza eufonica con le forze del bene che animano la vita, la sorreggono e la indirizzano verso la piena realizzazione dei doni del creato, in un sentimento di fede che illumina ogni parola e che sorregge l'intento di ogni azione.

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