Code: 265073154081831
Publisher: Tra le righe libri
Category: Fiction and literature
Ean13: 9788899141448
Lucca, 2016; br., pp. 164, cm 15x21.
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Ma è proprio dicendo l'impotenza della parola, dando dunque voce al vuoto che essa genera, che Levi riesce a dar voce incisivamente all'angoscia derivante dall'impossibilità di esprimersi in modo definitivo, superando dunque la narrazione distaccata ed improntata alla razionalità, che costituisce il suo metodo letterario di partenza. Perché non possiamo prescindere dalla Shoah come evento paradigmatico di sopraffazione dell'uomo sull'uomo? Adorno riteneva che non fosse più possibile scrivere poesia dopo Auschwitz, tanta era stata la violenza annichilente dell'universo concentrazionario dei Lager. La ferocia nazifascista spezza le vite di milioni di deportati, ne nega l'identità, privandoli di ogni forma di diritto. Il comando tedesco distrugge i legami comunitari, sovverte le leggi della società, istituendo una macchina per l'annientamento dell'uomo. Contro l'ideologia della razza, la parola dei testimoni sopravvive e si erge a difesa. Primo Levi, scampato all'inferno, forgia nel suo laboratorio di chimico, testimone e scrittore una parola inscalfibile, resistente all'oltraggio. L'autrice entra in questo laboratorio e prova ad osservarne le componenti linguistiche, psicologiche e sociali che, come reagenti di potenza straordinaria, innescano nel lettore reazioni emotive di un'intensità straordinaria. Primo Levi con ustionante pacatezza ci richiama, di fronte ai crimini commessi, al nostro ruolo di giudici, senza cadere però in un giustizialismo cieco, ma affinando la nostra capacità di riflettere sul contagio del male, che rischia sempre di inquinare la nostra zona grigia.