Il saggio affronta il tema della presenza delle architetture religiose afferenti all'ordine monastico dei Cistercensi e dei Florensi in Calabria. Si tratta di un patrimonio edilizio per molti versi eccezionale che ha segnato lo sviluppo e la cultura dell'Italia meridionale nel medioevo. Queste architetture rappresentano i resti più importanti di una civiltà e di un assetto del territorio spazzati via dai travolgenti processi di trasformazione degli ultimi secoli. Nell'interpretare e rileggere la presenza dei Cistercensi in Calabria attraverso le architetture, si getta una nuova luce sulle loro tipologie e formae aedificatoriae quali modelli esemplificativi frutto di una urgenza estetica e spirituale. Il quadro conoscitivo che ne ricaviamo, dalla scala territoriale a quella dell'edificio, permette di comprendere e decifrare i comportamenti tipologici, strutturali, distributivi e di linguaggio propri di quegli interventi, al fine di ri-costruire una casistica sia diatonica che sintonica applicata per campioni all'architettura cistercense e florense, in modo da confrontare e dedurre una serie di informazioni sui rapporti tra edificio e territorio e tra edificio nel suo insieme e parti di esso. In questo saggio il disegno, da molti trascurato, assume una nuova valenza e diventa chiave di rilettura della storia. Per questa ragione una nuova storia riscritta attraverso principi geo-matematici che il disegno ci svela, conferisce a questi ordini monastici una spiritualità che attraverso gli scritti di San Bernardo e di Gioacchino da Fiore non era stato possibile cogliere. Una rilettura delle morfologie architettoniche che mediante la modularità, ma soprattutto la proporzionalità sulla base del numero aureo, conferisce un particolare rilievo in quel complesso processo di rinnovamento degli studi storici. Questo nuovo approccio di lettura sviluppa strumenti di analisi diversi e soprattutto contribuisce ad approfondire la riflessione per una corretta politica dei beni architettonici, la cui conservazione e tutela deve tener conto dei caratteri originari e del loro significato storico e non più affidarsi a valutazioni estetico-funzionali, che tanto hanno contribuito a un processo di smemorizzazione inducendo a perpetuare gravi errori sulla valorizzazione del nostro patrimonio architettonico.