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Giuseppe Biagi. Da una terra all'altra

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Code: 94644133274731

Publisher: Lubrina Editore

Category: Painting

Ean13: 9788877662743

Bergamo, Galleria Ceribelli, 24 maggio - 28 giugno 2003. Bergamo, 2003; paperback, pp. 80, col. ill., cm 17x23. (Arte Moderna e Contemporanea).

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Nella pittura di Biagi lo spazio non è più una costruzione voluta e cercata come qualcosa di necessario per collocare le figure, ma un limite della figurazione, nicchia. Lo spazio non è più distanza tra le cose, ma il loro originario modo di porsi, dimensione estatica, nel senso letterale del termine, manifestazione. E' questa una dimensione originaria che fa apparire le cose non come sono per noi, ma per sé. Non si tratta di dimensione onirica, come qualche critico ha voluto dire, perché anche la dimensione onirica è legata ad una rappresentazione tridimensionale dello spazio. Si tratta piuttosto del recupero di un arcaismo che si definisce in una dimensione materica scarna, essenziale e luminosa. Lo spazio è il frammento, la nicchia che conserva e preserva l'essenzialità delle cose, il loro manifestarsi, il loro idolo. All'interno ditale spazio a-dimensionale la pittura assume un nuovo e autentico significato: il presentarsi e rappresentarsi della memoria. Così si tratta di uno spazio fragile, precario, scandito da un tempo che non scorre, contratto, raccolto, significativamente, in un'umbratile poeticità. Sembra quasi che lo spazio e il tempo, nella loro reciproca contrazione, custodiscano il mistero delle cose (...) l'evidente ed elaborato materismo crea un'atmosfera di sospensione, un assorto e silenzioso consistere in un inesistente paesaggio, che è semplicemente luogo della memoria e dello spirito. Ciò getta un nuovo sguardo sulla realtà, che la quotidianità ignora e travisa nella sua pratica, utilizzando e trafficando con cose di cui ignora l'autentico linguaggio. Viene cancellato il tempo come linearità, divenire; sembra di essere in una stasi della natura, nell'istante eternizzante. C'è un termine che nell'antica tradizione occidentale esprime questo legame tra la spazialità e l'arcaismo dell'essere: "deposizione". (...) nella misura in cui sembra recuperare il tema della deposizione dell'immagine, questa pittura traccia un percorso che va a ritroso nel tempo, oltre la sua concezione effimera, per richiamare l'originario senso di custodia dell'essere o arcaismo. L'arcaismo è dunque l'immagine deposta delle cose, ossia un'immagine che ad un tempo le custodisce e le differisce: le custodisce nel tempo che è loro assegnato, le differisce dal tempo fisico, lineare che noi le assegniamo, rendendole effimere ed estranee a loro stesse. In siffatto arcaismo, l'assenza dello "spazio prospettico" è legato al fatto che ora il tempo è stato congelato, nullificato daLl'artista, per non dare distanza e profondità a immagini che ne sono idealmente prive, lì tempo è qui consacrato alla custodia perenne dell'essenza del mondo. L'altro elemento fondamentale nella poetica di Biagi è quello dell'ombra. L'ombra è per lui quella misteriosa e meravigliosa luce ancestrale da cui scaturisce una pittura nelle cui forme si esteriorizza un'originaria condizione d'essere. E' nella sua intangibilità e sacralità che l'ombra la vuoi preservare. lì deporre, come "porre in ombra", significa allora assegnare la cosa ad una temporalità altra, ad un tempo che, preservandone l'originaria icona materica, ne conservi l'arcaismo essenziale. La deposizione e l'ombra costituiscono così di nuovo quell'originario orizzonte in cui è custodito il senso della "cosa" perpetuato dal tempo e il senso del tempo è autenticato dal suo essere custodia della cosa.

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